è un dato che il lettore non può sottovalutare, se voglia garantirsi non soltanto una comprensione corretta dell'intero romanzo ma una lettura funzionale di quelle due pagine, una lettura cioè che rilevi le finalità del sistema grammaticale adottato. Il sintagma «not wholly disconcerted», adibito a definire la reazione di Strether al ritardo dell'amico («non rimase gran che sconcertato») risulta simmetrico, anche nella struttura, ai successivi «not absolutely to desire» («di non augurarsi decisamente la presenza di Waymarsh») e «if hope... were not too foolish» («se la speranza... non era troppo assurda»), nei quali la particella negativa per eccellenza, not, sigla vistosamente la sconfessione o il rifiuto. Questo modo espressivo è più che occasionalmente contiguo al processo della Verneingung: esso manifesta ciò che la lettera scherma, ma non sopprime - il sollievo per un contrattempo che evita certe conseguenze; il desiderio profondo di non avere l'amico presente; la certezza di godimento da ricavare dall'avventura appena iniziata. Tutte le giunte, le spiegazioni, gli sviluppi che per dir così si appendono a quelle negazioni-affermazioni non fanno altro che rinfocolarne la scandalosità rivelatrice. Ma la struttura frastica dei primi paragrafi floccula, cristallizza una serie di figure simili, anche se molto più attenuate, che producono una sorta di perdita di contorno, spostando gli enunciati in una zona intermedia calcolatamente ambigua. Sono i «there was little fear» («c'era poco da temere»), i «would be a trifle bungled» («si troverebbe un tantino guastato»), i «might prove none of the simplest» («potevano palesarsi tutt'altro che semplici»). Cito i primi reperti che mi trovo sottomano.12 Prelievi del genere potrebbero, si capisce, estendersi ben al di là delle pagine iniziali, addirittura al di là degli Ambassadors, sino a ipotizzare legittimamente una sindrome della narrativa jamesiana. Mi limito a trarne solo 202
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