Il piccolo Hans - anno XIV - n. 53 - primavera 1987

1. Euresi/metodo L'etimo dell'«euresi» evoca subito un'area di senso ben determinata pur nella sua generalità (nel lessico della retorica antica, l'héuresis equivale all'inventio latina), collegandosi a quell'«escogitare od invenire od eurein» (287) su cui si edifica l'intero impianto della Meditazione milanese. Gadda mostra però una certa riluttanza a contenere l'«euresi» in una definizione rigida, tendendo semmai a moltiplicarne accezioni e interpretazioni: il suo senso dovrà dunque elucidarsi nel gioco incrociato degli esempi, delle variazioni, delle analogie. Ma nonostante il vivacissimo affresco linguistico, che alterna arditi neologismi a sanguigne divagazioni, la Meditazione sembra concentrarsi meno sui riflessi aneddotico-narrativi dell'euresi che non sulle implicazioni filosofiche del suo assurgere a termine-chiave. Ritrosia definitoria in cui traspare d'altronde un fattore più generale: infatti «il termine 'euristico', già corrente in Kant, va annoverato tra le parole che suonano di significato e radice così comprensibili che ci sembrano da sempre familiari, senza richiedere una fissazione definitoria e senza che noi sappiamo da chi o dove sono state introdotte»2 . Apparentemente neutro ma fortemente connotato, apparentemente lineare ma fenomenologicamente complesso, il paesaggio dell'«euresi» appare subito surdeterminato e intrecciato, tanto nel tessuto linguistico quanto nel tenore semantico. Occorrerà pensare, per farsi un'idea del suo scenario, al labirinto di una ricerca in cui lo snodarsi degli atti dalla «conocchia» del pensiero non procede nella trasparenza di una consequenzialità logica, né «avviene di colpo»: ma «a poco a poco, sine saltu, per tentativi, riprove, correzioni. È l'euresi» (226-7). La difficoltà di darne una definizione univoca è aggravata dal fatto che essa compendia 118

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