gione e dalla scienza. I giornalisti dell'epoca la divulgarono ai lettori con la frase «Dio nascose i fossili nelle rocce per tentare i geologi all'eresia»15 • Dopo l'insuccesso di Omphalos, Philip Gosse lascia Londra per stabilirsi con il figlio nel Devonshire. Ancora non riesce a farsi una ragione della pessima accoglienza ricevuta dalla sua teoria. Ben presto però trova la soluzione. Il fallimento del tentativo di conciliare religione e scienza è stato voluto da Dio stesso per punirlo di qualcosa che ha fatto o ha omesso di fare16 • Accantonato in questo modo l'Omphalos, Philip Gossè riprende l'attività di zoologo. Qui, applicata all'osserva _zione e alla classificazione degli animali marini, la sua passione per i sistemi produceva risultati più apprezzati. Il sistema questa volta è quello di Linneo, con le sue regole per classificare le forme viventi in ordini, classi, generi e specie. Nei momenti liberi, Edmund aiuta il padre. Insieme raccolgono sulle scogliere del Devonshire frammenti di rocce popolate da una ricca fauna di animali marini. Tornati a casa si dedicano all'osservazione e allo studio di queste minuscole forme di vita. I ringraziamenti posti in calce alla Storia degli anemoni di mare e dei coralli britannici ci informano del debito di Philip Gosse verso «l'acuto e addestratissimo occhio del suo bambino»11 • Edmund non ha ancora dieci anni quando annuncia che in una delle vasche c'è un animaletto che non ha mai visto. Si trattava di una phellia murocincta, un anemone marino mai classificato prima di allora. L'occhio di Edmund è tanto acuto perché è miope. Il suo limitato orizzonte visivo, del tutto inadatto agli oggetti lontani, diventa uno strumento prezioso per osservare i piccoli animali marini. Anche Philip Gosse presenta sintomi di miopia. Edmund ci dice che «era incapace di afferrare il senso genera268
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