Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

. " Cfr. Bachtin M., Estetica e romanza, 1975, trad. it. Einaudi 1979. " II, 1, vv. 139-164. 43 Nelle parole di Montaigne, infatti, «TI1e lawes of nature doe yet command them, which are but little bastardized by ours» (traduzione del Florio). " Cfr. V, 1: Miranda esclama, di fronte ad Alonso, Antonio, Sebastian e ai cortigiani napoletani (Oh wonder! How many goodly creatures are there here! / How beauteous mankind is! O brave new world / That has such people in't». Prospero seccamente ritorce «Tis new to thee». Miranda giudica sempre secondo la teoria platonica della conispondenza bellezza / bontà: ciò si ripete per Calibano (I, 2), per Ferdinando (I, 2), come per i cortigiani di Alonso, e Kermode, curatore dell'edizione Arden, ritiene questa ideologia propria della Tempest. Ma il testo ironicamente oppone a questo criterio di giudizio «sconcertanti» contraddi7ioni: Ferdinando è propriamente buono solo dopo «rinato» attraverso la «rieducazione» di Prospero (di qui il senso della sua seconda paternità), Antonio e Sebastian provano il contrario della teoria platonica e Calibano, la cui «vile race» Miranda aveva stigmatizzato, a differenza di Antonio, Sebastian, Stefano e Trinculo, sa rispondere adeguatamente alla «cerimonia di conciliazione didattica» gestita da Prospero. La realtà testuale ribalta dunque di fatto lo stereotipo razziale della cultura dominante per negarlo con oggettiva evidenza: una tecnica affine a quella che «afferma» la necessità della vendetta in Hamlet per negarla Mai ciò che è natural è completamente negativo per Shakespeare · (neppure la strega Sycorax: cfr. I, 2), mentre ciò che è irrecuperabilmente negativo è, come Antonio (che Prospero si rifiuta fino all'ultimo di nominare), unnatural. Positività e negatività non si definiscono certo razzialmente nella Tempest, ma tramite la ricettività, anche ritardata, ad un'etica della naturalità positiva " Derrida J., L'écriture et la ditférence, Seui!, Paris 1967, trad. it. La scrittura e la differenza, Einaudi, Torino 1971. .,. lbid., p. 77. 47 lbid., p. 77. " lbid., p. 59. 49 Cfr. Restivo G., Metamorfosi dei generi nella «Tempesza» di Shakespeare, in La performance del testo, Atti del VII Congresso A.IA. , Ticci, Siena, 1984. 50 I valori dell'educazione shakespeariana sembrano avere tratti comuni con il movimento puritano di opposizione alla corte della Country, descritto da Lawrence Stone in The Causes of the English Revolution, 1529-1642 (London 1972). Ma puritanesin10 protestante e illUil1inismo shakespeariano si oppongono su questioni centrali. L'illuminismo shakespeariano esprime infatti: 1) l'avvaloramento della natura, non della «verità trascendente»; 2) la laicizzazione dei valmi e il predominio della coppia (come nella Tempest); 3) un regime simbolico androgino in opposizione alla scelta diurna dell'organizzazione patriarcale puritana: 4) l'utopia «naturale» e non un rigido sintagmatismo normativo. 241

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