Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

He that parts us shall bring a brand from [heaven And fire us hence like foxes. Wipe thine [eyes; The good-years shall devour them, flesh and [fell, Ere they shall make us weep. We'll see 'em [starved first. LEAR: Su tali sacrifici, mia Cordelia· gli stessi dei gettano incenso. Ti ho presa? Coloro che ci divideranno dovranno portare [un tizzone dal cielo . e usare il fuoco come con le volpi. Asciugati [gli occhi; i malanni li divoreranno fino all'osso prima che ci facciano piangere. Li faremo tut­ [ti piuttosto morire di fame. Con profqnda intuizione Kenneth Muir annota il passo18 rilevandone l'iperdeterminazione semantica. Egli intende con Bradley nel termine «sacrifices» la rinuncia al mondo (nella chiusura della prigione), e concorda con Kittredge sull'allusione ai «sacrifici» di Cordelia per soccorrere Lear. Ma a tali significati ne aggiunge un altro ben più complesso: «un'implicita allusione di sacrificio umano che anticipa l'assassinio di Cordelia», con sottintesi echi di storie bibliche, delle quali la prima menzionata è quella della figlia di Jefte. È subito dopo queste parole di Lear che si avvia nel testo, con l'ordine di morte emesso da Edmund, il sacrificio di Cordelia. La memoria della figlia di Jefte salda dunque a livello profondo Hamlet al King Lear, Cordelia alla figlia di Polonio-Jefte, omologando il nucleo antropologico della vicenda biblica e delle due tragedie shakesperiane. Una figura di Kore'9 diviene in esse vittima, anche se indirettamente, del padre, nel momento stesso in cui dovrebbe fidanzarsi o sposarsi. Se nella narrazione biblica questo sancisce e completa la supremazia della successione patrilineare, nei due testi shakesperiani il sacrificio, che pure si compie, avvia 215

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