Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

L'allusione al ruolo di vittima di Polonio come Cesare («I was killed in the Capitol, Brutus killed me») è dunque preceàuta da una enigmatica premonizione: la somma dei due effetti di senso suggerisce, con peculiare prolessi, attesa di morte. Poco dopo Amleto uccide Polonio «al posto del patrigno»: dal pugnale di Bruto alla spada di Amleto si è stabilito un percorso diretto, ma tale percorso si è intersecato con la vicenda di Jefte. L'uccisione di Polonio appare dunque iperdeterminata secondo tre diverse equivalenze: 1. Polonio = Jefte 2. Polonio = Cesare, ucciso da Brute 3. Polonio = Claudio, in cui vece si è posto dietro l'arazzo. La morte di Polonio comporta una significativa sostituzione: alla vendetta ordinata dal fantasma al figlio omonimo, grazie alla quale Amleto succederebbe, iterandolo, al padre, subentra una negazione di ciò che Jefte e Cesare significano in quanto paradigmi di un ordine del mondo: il dominio monarchico o «cesarismo» e la supremazia della successione patrilineare. L'uccisione della figlia di Jefte è infatti collocabile fra gli intrecci che Propp classifica di passaggio tra la successione matrilineare e la successione patrilineare9 • Figlio di Galaad, Jefte si vede negare dai fratelli il diritto alla successione del padre - comune - a causa della diversa madre. Il successo militare con cui egli impone la propria logica patrilineare contro la discendenza femminile, che permette ai fratelli di escluderlo, è non a caso correlato con un particolare prezzo di sangue: l'uccisione della figlia. Nella logica matrilineare è infatti la figlia la portatrice della stirpe, colei che dà una successione al padre mediante il proprio matrimonio, con il quale il genero viene ammesso nel casato del padre. Uccidendo la figlia, sotto la copertura fornita nell'intreccio dalla promessa di sacrificare la prima persona incontrata dopo la vittoria, Jefte can207

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