oppone poi a «Fosti di pianto» in un nuovo sistema di testi: il Marino, allora, non si è limitato a una ripresentazione variata del modello, ma lo ha innalzato a un secondo livello di senso iscrivendolo in un gioco di opposizioni testuali, ancora secondo un criterio squisitamente spaziale. L'interesse per il tema dello specchio, testimoniato in modulazioni diverse e ispìrate da una intensa ricerca di esiti rinnovati a contatto con una tradizione illustre come quella tassiana, isola una densa e complessa strategia metaforica e un corredo multiplo di immagini (in «Fosti di pianto» lo specchio è oggetto di un eccezionale volume di predicazioni figurali: «umore» del «mio pianto», «gelo», «cielo», «cor», «lagrime», 'pittore' in «me sì bella dipinge empia e nemica»): un'insistenza, mi pare, che autorizza infine a trasferire l'oggetto, dal Tasso al Marino, fra gli attributi stabili di una categoria di figurazioni poetiche altrettanto certa, quella della donna amata, accanto a cui la comparsa di uno specchio genererà dunque l'esito di un autentico ritratto per metonimia. Angelo Colombo 201
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