Il discorso lacaniano dell'analista è un discorso sognato, anzi è il sogno di un altro discorso, se un discorso è in grado di sognare. Diciamo che f:, �� sogna �� .P... , e a S, S, S, cioè che il discorso dell'analista è il frutto di un sogno del discorso dell'isterico. Evidentemente, la possibilità della fine dell'analisi e quindi l'«iter» per diventare analisti segue altre leggi. Andiamo a considerare ciò che a Freud sembra interessare nella propria teoria delle pulsioni. Con molta risolutezza, innanzi tutto, marca il distacco da Jung: la teoria non è unificabile in un unico disegno sotto il titolo della libido. «Il dualismo era fondamentale per noi e oggi... rimane tale». Ecco l'eterogeneità. Per Freud essa si pone tra pulsioni di vita, o pulsioni sessuali, e pulsione di morte. Ma la pulsione di vita non ha una mèta in avanti, non insegue né godimento, né maturazione, né mutamento, come ìl soggetto dei discorsi lacaniani: la mèta è all'indietro. E qui di nuovo, in filigrana, ci appare il profilo tracciato da Sergio Pinzi nel comme_ nto a Inibizione, Sintomo e Angoscia: dietro Freud appare Darwin. Non a caso del resto proprio in Al di là del principio di piacere il discorso sulla pulsione attraversa crostacei e molluschi, particolari forme di cui nel numero scorso del «Piccolo Hans» (cfr. Sergio Pinzi, Il posto dell'Origine nel riconoscimento della psicosi) ci è stata data la mappa. Le pulsioni sessuali, le pulsioni di vita sono in realtà rivolte all'indietro, hanno uno scopo di ripristino di uno stato antecedente, e se «gli esseri privi di vita sono esistiti prima di quelli viventi» ecco che la pulsione di morte si intreccia alla pulsione. di vita che là deve sospingere a ritornare. Silenziosamente e inavvertitamente agisce la pulsione di morte, ma questo intreccio ha nondimeno un punto di visibilità. I due disegni eterogenei che appaiono nel mio luogo 11
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