NOTE ' Per uno studio degli scarti tra le realizzazioni orale e scritta del linguaggio ci si può riferire, tra gli altri, a Jean Peytard, «Problèmes de l'écriture du verbal dans le roman contemporain», in Syntagmes, P.U. Besançon, 1971, pp. 100-110 e a Tzvetan Todorov, Littérature et signification, Larousse, Paris 1967, pp. 19-22. ' Per una definizione più circostanziata del testo e sulle conseguenze della sua posizione antirappresentativa vedi in particolare Stefano Agosti, Cinque analisi, Feltrinelli, Milano 1982, pp. 180-182 e passim. ' Paris, Flammarion, coli. Textes. Il libro è parte di uno work in progress, le Eglogues, di cui sono già apparsi quattro volumi. ' In questo articolo mi richiamo essenzialmente ai lavori di Giovanni Pozzi, La parola dipinta, Adelphi, Milano 1981, e di Jean Gérard Lapacherie, «De la grammatextualité», in «Poétique» 59, 1984, pp. 282-294. Ma il seguito di queste pagine mostrerà che, a differenza di questi autori, non mi interesso che molto marginalmente alle virtù rappresentative (all'occorrenza, iconiche) della scrittura. ' O piuttosto questa metà di destra di una doppia pagina, la cui metà di sinistra è stata accuratamente privata di ogni presenza tipografica. ' Per maggiori particolari vedi l'articolo di Miche! Sandras, «Le blanc, l'alinéa», in «Communications» 19, 1972, pp. 100-144. 7 Poiché non mi propongo di essere esaustativo, lascio da parte il bianco intralineare (problemi di interlinea, di composizione a bandiera, ecc.). Va inoltre notato che se non ci si rifà al capoverso, ma alla lettera o al libro, per esempio, si avranno analisi abbastanza differenti. ' Chiedersi se in realtà le cose sono andate veramente così è ovviamente ozioso: le sole indicazioni genetiche che contano sono quelle che il testo si sforza di rendere leggibili. ' Che il problema non possa essere limitato alla prosa risulta molto chiaramente dagli studi di Giovanni Pozzi (op. cit., pp. 63-65), allorché affronta la difficoltà di conservare nello spazio suddiviso in fogli del libro gli effetti ottici resi possibili da supporti che è impossibile abbracciare in un solo sguardo. Per qualche altro particolare mi permetto di rinviare a Miche! Gauthier, «La belle contrainte», in «Conséquences» 4, 1984, pp. 81-83, e al mio articolo «Appel aux notes», in «Conséquences» 5, 1985, pp. 139-140. '° Roland Barthes, S/Z, Seui!, Paris 1976, p. 61 [Trad. it. Einaudi, Torino 1973, p. 54]. " Che forse si tratti del Bocal aux poissons rouges di Matisse, come insinuano dei passi ulteriori di Eglogues non ha ovviamente una maggior pertinenza che la questione di sapere se i fogli quadrettati che sono del pari in questione sono «reali» o «fittizi». " Per tutti questi punti vedere specialmente Jean-Claude Lebensztejn, «L'espace de l'art» e «Hyena Stomp», in Zigzag, Flammarion, Paris 1981, coli. «La philosophie en effet». 215
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