Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

mente terribile...»). Ma né fame né masochismo ci spiegano il motivo del progetto di Cortcha, mote�r mariée desirante. Che vuole dimostrare concedendosi vergine a Mateo, che vuol fare di lui? La negazione che prima gli opponeva non era che il riflesso del desiderio gregario e negativo di Mateo ( « Allora non ami me, ma soltanto quello che ti nego?»); Ovidio: « Nitimur in vetitum semper cupimusque negata», desideriamo ciò che è negato, desideriamo la negazione del desiderio. Ma, ancor di più, la concessione che Conchita fa in seguito è tale solo a patto che quel corpo chiuso e negato non esista più come tale, ma solo a pezzi, farsi fare a pezzi di Concha. D'altra parte Mateo capisce perfettamente di star per prendere parte a un progetto non suo; prima di usare violenza a Concha ammette: « ciò che accadde in seguito non fui io a volerlo... (... ) la mia mente non pensava più... Ricordo soltanto che la picchiavo col ritmo regolare d'un contadino che batta il grano... »: sminuzzare, spezzettare, rendere molecolare... Finalmente, in virtù della violenza il corpo cessa di fare volto, per assumere una topologia (il che è valido anche per ogni altro corpo, sociale, civile, ecc.). Questa topologia di un corpo di superficie, che però è anche un concatenamento di pez�i, è un classico dell'anoressica. Rita: primo, non concedere mai un rapporto completo. Cartografia anoressica: ii:l essa _ come in quella di Conchita c'è un fare a pezzi il corpo, un distinguere appezzamenti e tracciare zone, piccoli bordi o b1,1chi, senza mai precipitare in un volto, ma anzi articolandoli sempre lungo una lineaconfine. Come Mateo invece, anche il terapeuta cerca a tutti i costi di fondere corporeo e spirituaie nel grande volto della « persona integrale»: « bisogna adottare una logica anti-dualistica e anti-topologica...» consiglia fin troppo chiaramente Mara Selvini-Palazzoli (op. cit., p. 175). 202

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