Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

Biichner riprende dal diario del padre Oberlin, che ospitò il Lenz storico, gli elementi del suo Lenz. « Il 20 gennaio Lenz s'incamminò per le montagne »: dall'inizio il poeta è travolto dentro una natura che gli si dispiega intorno con uno splendore scintillante fin dai più estremi confini del paesaggio: - allora qualcosa gli si strappava nel petto, si fermava, ansante, il corpo proteso in avanti, occhi e bocca spalancati, aveva come la sensazione di trarre in sé la tempesta, di accogliere tutto in sé, si distendeva e giaceva sopra la terra, affondava dentro l'universo, era una voluttà che gli faceva male; oppure se ne stava silenzioso e appoggiava il capo nel muschio e chiudeva gli occhi a metà, e allora tutto gli fuggiva lontano, la terra cedeva sotto di lui, diventava piccola come una stella errante e si immergeva in una corrente scrosciante che trascinava le sue acque chiare sotto di lui. La novella è stata scritta nel 1835, ma il senso di rottura dell'involucro del mondo, il senso di vuoto, di sospensione su un abisso che si apre dentro il paesaggio, sono così · forti da fame come una pietra miliare, come un punto di riferimento (certo presente a Walser per il suo Kleist). Un duello all'ultimo sangue oppone il nitore del paesaggio alle pieghe di una coscienza che si separa da sé stessa, e uscendo nell'esteriorità luminosa si perde. Fino all'esito di follia già di Kleist, fino allo sguardo fisso e cieco di un viaggio di ritorno che non ha luogo: il tentativo di sortita dal paesaggio è fallito. Perché è anche sortita dallo spazio della mente che si architetta i gradi della propria passeggiata. Di questo viaggio periglioso un grande poeta contemporaneo - Paul Celan - ha colto il 20 gennaio. Il passo inaugurale, la data d'appuntamento, il rischio d'incontro col de168

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