Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

sona normale» e una « malata di mente»: pensai che non esistono linee di frontiera nette... Lei tornò a lavare le scale, e· io osservai il cambiamento in me stessa con crescente curiosità. Mi alzai in piedi, trassi un ampio respiro e avvertii che « c'è spazio», che posso muovermi, che c'è gente intorno a me. Sembrava che il mondo « si fosse aperto». E cominciai a sentire. le emozioni, una specie di commozione che allora formulai pressappoco così: « Se i malati mentali sono anch'essi capaci di amore, vale la pena di vivere». Il pauroso pensiero di essere schiacciata fu sostituito da un senso di infinitudine. Queste esperienze mi hanno fatto venire in mente un esperimento che ho compiuto, quasi per gioco, parecchi anni fa. Non lo elaborai, e pertanto non ha raggiunto il livello di un esperimento scientifico. Vorrei tuttavia dirvene qualcosa per chiarirvi i miei pensieri. Ebbi una volta un paziente molto simpatico, un ragazzo di quattordici anni, che era venuto da me a causa della balbuzie. Un giorno mi parlò del disagio che lo colse durante una lezione di matematica. Era stato chiamato alla lavagna per risolvere il problema seguente: il maestro disegna due punti sulla lavagna e chiede al ragazzo di tracciare i cerchi che passano per entrambi questi punti. Tracciò un cerchio come nella fig. 1. I due punti sono sul diametro. Il ragazzo non seppe tracciare altri cerchi. L'insegnante si irritò e gli fece notare che avrebbe dovuto sapere la soluzione: attraverso i due punti passano infiniti cerchi. Il ragazzo, improvvisamente, ebbe un'idea: « Vi è un numero infinito di cerchi che passa attraverso questi due punti, ma non posso disegnarli alla lavagna, perché, per farlo, dovrei 'proiettarlo nello spazio ', ruotando questo cerchio intorno al suo diametro». Non 67

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==