principale caratteristica è quella di essere sempre sul punto di supernre le barriere difensive esistenti; il piacere è più legato alla messa in atto di queste barriere, alla loro stimolazione piacevole, ed anche aUa loro capacità di resistere ad un completo abbandono, che ad un vero e proprio supernmento. Colw che subisce il solletico, spesso lo vuole e lo chiede, ma non si abbandona completamente alle mani dell'altro; oppone anzi una certa !"esistenza, si sottopone e ad un tempo sfugge a co1ui che lo provoca. C'è un piacere dello starci e del non sta11ci e del rimanere in qualche modo padroni del gioco, potendolo int , errompere con un'« ora basta», ma anche col rischio che l'altro non 1a finisca e porti il riso fino ad un massimo indesiderato. Il gioco dello starci e del non starici non è ovviamente presente nella vita psichica solo a livello di questo fenomeno, ma certo il solletico di questo tipo ne è un esempio molto evidente. L'ambivalenza si igioca più che nello stesso momento o tra istanze psichiche divierse, in una successione temporale che ha qualche cosa a che fare col movimento delle dita che solleticano e che è un va e vieni. Da un punto di vista soggettivo, il va e vieni è vissuto come un'oscillazione tra un abbandono al piacere ed una resistenza relativa, senza che mai, salvo alla .fìine, uno dei due movimenti diventi decisivo. Ma perché questa ambivalenza è, tutto sommato piacevole? Notiamo anche che mentre il pia:cerie preliminare va verso il piacere dell'orgasmo, nel caso del solletico esiste un piacere dell'ambivalenza in sé. Per comprendere le caratteristiche del solletico, possiamo riferirci a due concetti freudiani ed esattamente al concetto di pulsione parziale ed a quello di appoggio. Si potrebbe innanzitutto pensare che tutto quanto avviene sia collegabile a problematiche rrelative ad una pulsione parziale, che potrebbe esserie chiamata pulsione di contatto cutaneo. Prima di procedere su questa via dob189
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