giacché subito dopo, nello stesso saggio, la portata di questa singolarità viene limitata da Ferenczi che afferma: « Gli effetti provocati dal fatto di dire oscenità mostra, in maniera amplificata, ciò che nel caso della maggior parte delle parole è appena accennato, cioè la derivazione originaria di ogni discorso da un'azione mancata. Ma mentre le altre parole contengono l'elemento motorio della rappresentazione verbale solo sotto forma di un ridotto impulso nervoso - la cosiddetta « mimica dell'immaginazione» [Freud] - pronunciando un'oscenità abbiamo ancora la precisa sensazione di cominciare ad agire... Quelle immagini verbali potrebbero essere restate a una fase dello sviluppo linguistico in cui le parole sono ancor più frammiste ad elementi motori»... una fase in cui alle parole sono ancora fortemente collegati « elementi percettivi allucinatori», gli stessi che vengono evocati dalle « parole oscene», e che trova conferma nell'inclinazione - messa anch'essa in rilievo dal Freud del Motto di spirito - a giocare con le parole, a trattare cioè - come Freud aveva già sottolineato in altro contesto nella Traumdeutung - « realmente le parole come oggetti». Trascuriamo, in questa sede, le successive considerazioni di Ferenczi, per quanto di grande interesse, sulla precoce barriera che il periodo di latenza erige contro le parole oscene; soffermiamoci invece brevemente su questa oggettualità della parola infantile, e su questo impiego della parola come gioco da parte dei bambini. Chiedersi infatti quale sia il nesso tra « trattare le parole come oggetti», e giocare con esse può significare compiere un passo nella direzione dell'uso poetico della parola. Non a caso Freud paragona questo giocare con le parole - nello stesso Motto di spirito - alla « rima, allitterazione, ritornello e altre forme di ripetizione di suoni verbali in poesia», sia pure per riferirli al pia177
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