ne imposta. Il vestito tirato su, ed ecco le due gemelle, la sua immagine raddoppiata e la sua colpa svelata. Ma è da quando questo assume uria verità nella realtà,· e le gemelle le nascono davvero, che l'animale ucciso non solo una volta l'anno, come l'animale totemico, ma tutte le domeniche, giorno peraltro del sacrilegio, della comunione fatta nonostante la confessione incompleta, diventa una minaccia alla sua stessa vita. È su questo filo che quella che appare chiaramente come la più classica delle nevrosi, e la più « innocua », l'isteria, manifesta un'origine lontana nella psicosi. Quando cioè qualcosa dell'identificazione si fa divorante. Ciò che si raggiunge con la soluzione di questo caso va allora ben oltre il ritrovamento di un significante. Il significante è un sintomo che è già lì, nascosto solo perché in vista di tutti, non a caso chi l'ha portato a definizione è lo stesso autore dello studio sulla « lettera rubata » di Poe. Il ritrovarlo sigla la conclusione di una storia. Ma il lungo corso di un'analisi non è il brillante saltabeccare tra una scoperta e un'altra di sempre nuovi fosforescenti significanti. Riprendiamo un attimo il caso dell'uomo dei lupi su cui ci siamo soffermati qualche anno fa. Il significante Spagna per esempio accompagna tutta la vita dell'uomo dei lupi. Ma la ripetizione ha piuttosto la tenacia e la fissità di una costruzione perversa anche se fa da pilastro alla nevrosi. Quello che è da scoprire è il piccolo nucleo di verità che veicola. Cioè, alla fine, quel tanto di dirompente, di delirante, di psicotico, che la accuratezza di cui si compone nasconde e occlude. Allora quando da nevrotico ossessivo, l'uomo dei lupi si fa paranoico, qualcosa della sanità affiora nella sua preoccupazione intorno a qualcosa che, notate, deturpa la fisionomia, la altera, le apre un crepaccio: il buco sul naso. L'uomo dei lupi si guarda allo specchio. 14
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