Il piccolo Hans - anno X - n. 40 - ottobre-dicembre 1983
è necessariamente legata a una «volontà» di autogenera zione di cui essa racconta le diverse fasi, di cui scandisce in modo regolare le diverse tappe. «Ci sono le supplici di Eschilo sul letto» 1 • Chi è dun que colui che può scrivere una frase simile? Chi è dunque colui che può affermarsi all'altezza di un simile enuncia to? Antonin Artaud, in quanto colui che dà seguito, all'in terno stesso della sua storia, al tragico più lontano; in quanto ne ritrova, con la sua scrittura, le fonti. A mio avviso bisogna intendere il momento di Rodez come l'autentico svolgimento di una tragedia, quello che si costituisce attraverso peripezie, che si compie anche attraverso rivolgimenti insensati. A leggere l'insieme dei testi di quel momento, una cosa colpisce immediatamente: il movimento della scrit tura costretta ad ogni passo ad esporre sia la sua prove nienza che la sua mira, al fine di sopravvivere al disastro da cui è ad ogni istante minacciata, la distruzione pura e semplice. È vero che un tale movimento è costantemente all'opera in Artaud. Ma qui, nello spazio del manicomio, assume un'importanza di primo piano, è di una ampiezza senza precedenti. Come se in quel momento di ritiro for zato alla scrittura non restasse altra risorsa · che quel con tinuo ritorno a se stessa. A Rodez, in effetti, le parole, non appena vengono pronunciate o scritte, si rivoltano immediatamente contro colui che le produce, con una violenza che si autorizza - anzi si legittima - per il con senso tacito del corpo sociale, cioè del senso comune. Tutto accade come se le parole non avessero all'occorren za neanche il tempo di compiere la loro propria traiettoria, di trovare il loro senso, di introdurre un minimo di gioco nello spazio della significanza. Tutto accade come se non avessero neanche il tempo di dispiegare le loro reti me taforiche, di costituire delle figure. Poiché, prima che io 91
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