Il piccolo Hans - anno X - n. 40 - ottobre-dicembre 1983

Titus che, nella sua ragione determinato, e nel suo desiderio sempre più smarrito, appare quale oggetto re­ gale - un diadème - nel dono che a luogo del suo amore ha inviato alla regina: fregio di ulteriore potere, frammen­ to di una potenza frantumata senza più investimento di p3ssioni. Il diadema, puro oggetto di contemplazione, og­ getto preciso di una ricercata maestrìa del tempo - pas­ sato - valore strappato fuori dalla mente - attuale - e dalla memoria: que tou j ours Bérénice soit présente à mes yeux, alternanza, nel nome nel corpo, di ciò che è stato immagine intera... godimento o simulazione. Ciò che co­ munque non può essere mai sostenuto entro il crudele impero di un'oggettualità significante, è l'irrompere fuori tempo di una parola, fosse pure un respiro - madame, h élas!, que me venez-vous dire / quel temps c h oisissez­ vous? - che torni a riempire lo spazio... di immagini. Bérénice affonda nella tragedia, inconsapevole e osti­ natamente irruente, ella penetra sempre più dentro il ser­ rarsi delle azioni sospese e delle volontà inoperanti: la sua ferma pervicacia giunge fino a possedere il segreto - il negarsi - ma il suo deciso amore continua a sottrarla ad ogni agnizione effettiva dello stesso. Il suo dolore è smascherato, non ha ragione di ritrarsi ulteriormente, la finzione sua stessa - un tempo fragile paravento - si ispessisce ora imbevendosi dell'evento: nessuna elegia no!, soltanto un ricordo lontano, di un furtivo innocente pia­ cere... quanto sciocco? Scegliendo di restare prigioniera del velo fantasmatico del suo amore, osa esclamare atto­ nita - pour un ingrat seigneur? et le pouvez-vous etre?... dimenticando davvero in un attimo, ed è la sua stessa eternità, il già riconosciuto rifiuto: poi, succede la trage­ dia. È un errore pensare l'economico come qualcosa di assolutamente primario rispetto all'organizzazione dell'ap­ parato psichico, e abbiamo già detto come questo errore 74

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