Il piccolo Hans - anno X - n. 40 - ottobre-dicembre 1983

del reale e della realtà. La vita non è un sogno perché è breve, o perché è indifferente. Se diamo il suo posto alla differenza, possiamo valutare solo così quale importanza abbia nella storia dell'analizzante che ciò che nel suo rac­ conto in analisi ha suscitato il suo interesse sia stato il grafico, e che ciò che prendeva rilievo era la cupola ar­ tificiale di cemento che gli archeologi hanno costruito su una tomba spostata. Allora, in un numero che dedichiamo al teatro, il nu­ mero quaranta dei dieci anni del Piccolo Hans, la sceno­ grafia, in cui persino la riproduzione maniacale di Visconti della realtà, o il portare il ciliegio vero sulla scena ceco­ viana dei ciliegi, sottolinea la falsità_assoluta dell'operazio­ ne, ci parla di uno spostamento. Non è, per ritornare a Luigi II, un trompe-l'oeil, ma non è nemmeno un quadro in cornice. Forse è questo che distingue il teatro. Che, a differenza di quanto sembra, né una cornice di tempo, né una cornice di spazio, lo racchiude. È un pezzo, che prende rilievo altrove, e quando si arriva in Egitto dopo un lungo viaggio per nave, e quando si attraversa un'infilata di stanze per arrivare all'ultima, vuota, e qua·ndo. Non serve che sia il palcoscenico a spostarsi, a diven­ tare centrale, a farsi più piccolo, a mettersi su una piazza. Questo fa parte del sogno di Calderon. È piuttosto il tra­ gitto, di cui parla Ronconi, lungo il quale prende rilievo il testo. Ciò che in questo momento mi evidenzia il teatro è un'architettura. E in questa (lnche l'identificazione non è speculare e non è nemmeno quella corale in cui entra in gioco la massa. Essa è segnata da uno spostamento di particolari, da un richiamo di materiali in cui l'azzurro della poltrona di casa si coniuga con il rosso della vecchia «prima». Se il gatto Fergus esce di scena, rimane a rappresentare lui, che odiava il teatro e sonnecchiava ai discorsi d'analisi per alzare la testa improvvisamente interessato un giorno 7

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