Il piccolo Hans - anno X - n. 40 - ottobre-dicembre 1983

L'atto della parola, e il fantasma della . lingua (note sulla Bérénice di J ean Racine) «Que ce que vous ferez - dit Borace - soit toujours simple et ne soit qu'un» 1 • È la regola antica, o più che una regola è una deriva che riaffiora alla memoria, attra­ verso cui Jean Racine va a costituire la forma · attuale della sua scrittura: consapevolezza estrema dell'estremo disordine della passione. La certa esemplarità dei classici, e la ferma imperturbabilità che vi si determina, sono il tentativo esperito - il saggio - di un più pieno controllo del fervido fluire della vita... e del senso bloccato della storia: sfida aperta della parola, capace di stare di fronte al turbamento stesso che la costituisce. È il salto di Ra­ cine: salto pascaliano come vorrebbe qualcuno 2, ma forse più segretamente, salto entro il prodursi inquieto del pia­ cere, nel dilatarsi inverosimile dell'eccitazione - soutenue de la violence des passions, de la beauté des sentiments, et de l'élégance de l'expression... segnatamente un salto nel movimento incessante di una rappresentazione teatra­ le. La régle de toucher - la volontà di toccare - la gloire de plaire - e la gloria di un piacere suscitato nell'altro (l'altro prossimo e distante, sospeso nell'inafferrabilità di un giudizio - di un pubblico) era la prova che l'espres­ sione di Racine andava ad affrontare: prova di rigore - di geometriche simmetrie dell'azione - e prova d'amore... d'inesauribile perfezione della lingua. Bérénice - sarebbe stata questo puro atto di parola portato fino all'evento 65

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