Il piccolo Hans - anno X - n. 40 - ottobre-dicembre 1983

rabile, quello che riceve è altrettanto misteriosamente in­ sondabile... tante cose si porta dietro indefinite indeter­ minate che è impossibile anche solo fissarle altro che comporle: io posso solo dire che li sentivo tutti quegli umori, sentivo come ventiquattro fili che si tendevano e si allentavano fra me e loro, che subito fino dal prologo cominciavano coll'arrivare - prima un filo poi un altro filo poi un altro ancora fino ad averli tutti e ventiquattro... ché loro erano venuti a me perché io ero andata a loro. Li ho visti tutti in quei tre anni - lavoratori a domicilio a Prato, studenti della Normale di Pisa, amanti del teatro inglesi e francesi, specialisti tedeschi americani o giappo­ nesi: tutti, avevano l'impressione di andare oltre quello che di solito si dice - teatro... nessuno sapeva spiegare cosa facevo, ma tutti uscivano col senso di aver carpito il vivo della tragedia. Ecco! - non si era imposto loro nessuno spazio di rappresentazione... che nessuna rappre­ sentazione corrispondeva più al - tempo presente. Quando dicevo - sono venuto qui, su questa terra... mi veniva automatico di allargare le braccia ampiando il gesto indietro quasi ad abbracciarli. Qui!, Io davo come posizione precisa e indefinita insieme - quiiii... era quella moquette marrone in terra, ed era il luogo ancora scono­ sciuto, non posseduto. Poi facevo due passi verso di loro, dicendo - io figlio di... e mi venne da pensare che oggi anche se uno ha davanti a sé Einstein quando sente dire «'figlio di'» pensa «'puttana'», e mi veniva da ridere per questo e ridevo, mi affiorava un sorriso che mi serviva come segnale perché dovevo veicolare - Zeus... nome di­ vino. Che qualcuno sicuro conosceva bene, qualcuno in­ vece aveva solo letto o sentito citare, qualcuno ancora non se ne sarebbe interessato mai... e il mio rapporto con tutti loro, di me punto riflettente dell'autore e punto riflettente dello spettatore, situata tra due specchi fra i quali filtravo e rovesciavo il fantasma mio loro di tutti, e così Zeus diventava - Zeeeeuus... con una voce sottile 63

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