Il piccolo Hans - anno X - n. 40 - ottobre-dicembre 1983

Così terminava lo spettacolo, ma nessuno sembrava volersi muovere, quasi ci fosse bisogno di restare ancora là dentro: e infatti, non era la sua fine, il testo non chiu­ deva proprio lì, eravamo solo poco oltre la metà. Le avevo studiate tutte, preparate da cima a fondo a tavolino, prima di passare a metterle in questo spazio - le baccanti: ero stata il messaggero, ero stata il pastore, ero stata Agave... tutto fin dall'inizio, l'orrido sacrificio finale, consumato fin dal primissimo giorno. Ma fu evidente a tutti, che oltre quel muro rovinato in pezzi, non si sarebbe mai andati... non si sarebbe potuti andare: non lì almeno, nell'orfanotrofio Magnolfi di Prato, perché esso orfanotro­ fio era saltato... saltate le finestre barrate di mattoni della palestra, saltate le porte barrate di mattoni del teatro cerimonia, saltata col rovinare di tutti quei mattoni l'in­ tera - ormai inadeguata - costruzione. Ronconi, aveva deciso che si sarebbe terminato lì, che da quel punto in poi bisognava continuarla fuori l'esperienza - così disse - non in quell'orfanotrofio ma sulla collina intorno forse... o in un autobus di piazza Mercatale. Da molto, nel teatro, non è più esistente, un reale rapporto tra palcoscenico e platea, quale si creava nel tempo in cui il linguaggio teatrale corrispondeva natural­ mente al suo pubblico. Questo grande evento, che si pro­ duceva ancora nella rappresentazione del dramma di cul­ tura borghese dell'ottocento, o prima, nell'assoluta catarsi dell'anfiteatro di Epidauro coi suoi 18000 spettatori, que­ sto - privilegio... va oggi riaffermato, e fissato come ne­ cessità propria della comunicazione. In questo orizzonte si pone il problema della restituzione della tragedia... del­ la restituzione della memoria della tragedia: come riuscire a trasmettere nell'integralità di una lettura il gusto per . quel pensiero il desiderio di quella passione civile che sola può spingere alla comprensione di un tale codice. Quello che il pubblico ricerca oggi è difficilmente affer- 62

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