Il piccolo Hans - anno X - n. 40 - ottobre-dicembre 1983

prendevo dalla porta che era rimasta sempre chiusa, e quasi mi interrompevo mentre tornavo da quella porta - la terza - perché già ero modificata e avevo consumato la fregola del Citerone, consumata la danza di Tiresia e di Cadmo. Che è successo? oddio! com'è successo?: mi mettevo di fianco al tavolo, dall'altra parte degli spetta­ tori, e cominciavo a dire - io mi trovavo lontano da questa terra / e sento che strane sventure stanno sopra questa città... l'entrata di Penteo, e muovevo allora contro il dio­ nisiaco, la moda di quelle signore che stanno sopra il Citerone, che non sono mica delle sacerdotesse sono delle troie briagone troie, e questo che è venuto è un ciarlatano certo un ciarlatano anche se un ciarlatano con dei bei riccioli... sai cosa si ha da fare?, capovolgi tutta la terra!, sconvolgi ogni cosa distruggi sradica... e sembravo proprio una vittoria compiuta. L'istante dopo preciso aprivo la terza porta - felice­ mente - e dietro non v'erano mattoni ma una invitante viabilità... per cui si penetrava dentro un budello. Era un lungo corridoio stretto, che accedeva alle stanze dor­ mitorio dell'orfanotrofio, due o tre scalini all'inizio davano l'impressione di immettere in un cunicolo fondo, che era sgombro e ci aveva tutte le finestrine in alto lassù a sinistra quasi un simulacro, e a un certo punto incontravi delle seggioline... poche, perché era un passaggio, e non occorreva sedersi. E lì c'era - Penteo, noi siamo qui... il soldato con prigioniero Dioniso, e io trovavo un tirso e lo prendevo in mano e: ero sulla soglia, davanti una por­ ticina, sembrava quasi una feritoia, una fessura una na­ tura femminile, avevo un tremito io che sapevo cosa c'era dentro, lo stesso tremito del primo giorno che entrando vi trovai... un laser, una gibigianna, e una specchiera scu­ ra. Era la stanza di Penteo, una stanzina rettangolare, con delle finestrine in cima, da convento da carcere , da orfa­ notrofio: in fondo una porta aperta su un'altra porta a- 57