Il piccolo Hans - anno X - n. 40 - ottobre-dicembre 1983

genza «transferale». Ancora la clinica, affascinata dal pro­ prio stile e dalla propria irriducibile singolarità, scotomiz­ za una necessità teorica. Janet sembra rinnovare la rispo­ sta che Charcot dà ad un'argomentazione del giovane Freud: «La teoria è una buona cosa, ma questo non ci impedisce di esistere» 62• Dell'esistenza si subisce la seduzione, e la clinica sci­ vola lungo le quinte e gli addobbi dello spettacolo della «sensibilité». Così De Clérambault inizia, nel 1908, un «ar­ ticle original»: «Noi diamo qui le osservazioni riguardanti tre donne che hanno provato, un'attrazione morbosa, prin­ cipalmente sessuale, per certe stoffe, per la seta soprat­ tutto...» 63 • Non cadere nell'ingannevole apparenza della malattia perché questa è il semplice riflesso di una galleria di specchi, è quanto Freud propone, avvertito dalla dimostra­ zione semeiologica di Babinski e preparato, più intensa­ mente di Janet, alla complessità dei livelli di coscienza dall'inquietante psicopatologia tedesca: non si può «visi­ tare» e incorrere negli «idola theatri» della nosografia, bisogna «ascoltare», impegnarsi a cogliere l'affiorare di una lettera rimossa e convertita nel testo del corpo (e nel corpo sovrimpressa come in un palinsesto) e non an­ cora liberata e attiva nel campo della parola. Filippo M. Ferro NOTE 1 Charcot J.M., Leçons du Mardi à la Salpetrière, Policliniques, 1887-1888, notes de cours de Blin, J.M. Charcot et Collins, è la stampa anastatica di un manoscritto, Delahaye et Lacrosnier, Paris 1887, pp. 199 sgg. 2 È il dipinto di Domenichino all'abbazia di Grottaferrata (ese­ guito nel 1610): S. Nilo guarisce un giovane posseduto con l'olio 27

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