Il piccolo Hans - anno X - n. 40 - ottobre-dicembre 1983
capitato a Saint-John Perse: fu invitato ad assistere ad una rappresentazione di Esther. Era in un isolotto della Polinesia, e la tragedia era declamata da alcune bambine Tonga che non sapevano una parola di francese e che ripetevano il testo raciniano come un testo sacro, impa rato a memoria in una settimana di ripetizioni dalla bocca d'una vecchissima monaca francese. Racine, dice Saint fohn Perse, non gli sembrò mai meno tradito. Mai gli parve penetrato meglio quel «miracolo» della lingua fran cese che le piccole attrici non potevano sospettare e di cui pure trasmettevano quasi il potere magico spesso of fuscato - annota il poeta - dal genio tutto francese per le analisi precise. Continuando a seguire la nostra pista abbiamo così fatto un passo avanti: estraneità e distrazione sono ter mini troppo generici. Ciò elle accomuna il poeta di cui parla Baudelaire e le bambine Tonga (l'uno e le altre posti di fronte a Esther di Racine senza conoscerla) è il fatto che sia le une che l'altro seguono un cammino precisamente tracciato (il poeta segue l'andamento della scena, le piccole attrici seguono un testo di cui non sanno il senso ma di cui debbono ripetere con precisione le parole), e che una tale precisione permette loro di non ricercare un accordo attorno a quello che stanno dicendo o vedendo. Sarebbe falso dire, infatti, che ciò che il poeta vede e ciò che le piccole attrici . polinesiane declamano è privo di un suo significato. Ovviamente sia l'uno che le altre danno significato a quel che fanno: quel che sono in grado di non fare è accordare i propri significati - il letterato sotto l'effetto dellbaschisch e il poeta che non conosce Esther non ac cordano i significati che gettano in ciò che vedono con pretesi significati obiettivi che avrebbero in comune con gli attori; le attrici dell'Esther polinesiana non hanno la necessità né la possibilità di accordare il senso che per 219
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=