Il piccolo Hans - anno X - n. 40 - ottobre-dicembre 1983
Il dramma creato dalla sua distrazione - sottolinea il letterato - non mancava affatto di coerenza logica: Je ressemblais un peu à ce poete qui, voyant jouer Esther pour la première fois, trouvait tout naturel qu'Aman fit une déclaration d'amour à la reine. C'était, comme on le <levine, l'instant où celui-ci se jette aux pieds d'Esther pour implorer le pardon de ses crimes. E aggiunge: Si tous les drames étaient entendus selon cette méthode, ils y gagneraient de grandes beautés, meme ceux de Racine. Estraneità, distrazione e coerenza logica sono, qui, strettamente connesse. Gli elementi che sul tavolo anato mico di Gadda apparivano separati - e dunque abnormi, ridicoli o mostruosi - quando ritrovano la loro unità nel pensiero d'uno spettatore reale indicano una via molto lontana da quella parodistica. Ma il procedimento è lo stesso. Tanto da farci pensare che la pista potrebbe essere seguita al di là degli spettatori, e cercata anche presso gli attori: d'accordo per lo spettatore, ma si potrebbe i potizzare · anche per l'attore un rapporto con l'Esther di Racine basato sull'estraneità e la distrazione? Un'espressione del racconto di Baudelaire non può non essere suggestiva per il lettore che conòsce le vie percorse dalle esperienze più innovatrici del teatro del secondo Novecento: è quella che paragona i processi mentali dello spettatore che si limita ad afferrare un brandello di frase all'uso di un trampolino per partire verso altri sogni. È proprio del testo teatrale usato come trampolino dagli attori per saltare verso nuove associazioni e diversi sogni che parlerà Grotowski in uno dei libri mastri del teatro contemporaneo, Towards a Poor Theatre, del 1968. L'accostamento suggestivo dei due contesti in cui viene 217
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