Il piccolo Hans - anno X - n. 40 - ottobre-dicembre 1983

tatore risente il senso di profonda impotenza sprigionata dall'incessante ·e vano movimento in quanto, per lui, è possibile avviare un movimento di andirivieni tra imma­ ginario e simbolico senza restarvi intrappolato. «Condizione del godimento è qui la nevrosi dello spet­ tatore» indica Freud in un articolo «dimenticato» del 1905, pubblicato postumo 2 • Che lo spettatore sia nevrotico, cioè che per lui l'immaginario resti al suo posto, articolato al simbolico, segnato da quella funzione che O. Mannoni ha mostrato essere il modo della negazione proprio del teatro che consente a quel che viene rappresentato il più possibile come vero di restare nello stesso tempo falso. Situazione opposta a quella della credenza che la alluci­ nazione ci mostra come sapere ' incontestabilmente certo. È possibile per il nevrotico avviare questo movimento senza contestare le convenzioni che sostengono come vero ciò che avviene sulla scena per la durata della rappresen­ tazione, finché le luci non si riaccendono. Nell'articolo del 1905, Freud segnala la analogia tra il piacere della rappresentazione e il gioco infantile, analogia che ripren­ derà ne Il poeta e la fantasia, tra il bambino che gioca sempre ad «essere grande» e l'adulto, in questo caso lo spettatore, che si sente «misero, al quale nulla di grande può accadere». Possiamo ritrovare in questo piacere della rappresen­ tazione la condizione di quel «bovarismo» che, nella Tesi del 1932 3, Lacan segnala, riprendendolo da Jules de Gaul­ tier. Bovarismo che significa «il potere dispensato all'uo­ mo di concepirsi diverso da quello che è», nel quale il giovane Lacan rintraccia il simbolo del dramma stesso della « personalità» . e la sua pertinenza nella paranoia. Questo spunto consentirebbe di tracciare una archeologia della teoria lacaniana dell'Io e la sua collocazione dalla parte dell'immaginario. Il personaggio dell'Atto senza parole, dopo essersi a­ gitato sulla scena senza combinare nient'altro che le figure 206

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