Il piccolo Hans - anno X - n. 40 - ottobre-dicembre 1983
NOTE 1 Due volumi stampati da Sansoni, Firenze 1974. 2 Si vedano -le note del Pascoli alla seconda edizione (agosto 1903) dei Canti di Castelvecchio, dove tra altro leggiamo che i con tadini e montanini parlando al modo antico «parlano spesso meglio che noi, specialmente quando la parola loro è più corta, e ha l'accento su la sillaba radicale, sicché s'intende anche a distanza, da colletto a colletto, e fa il suo uffizio da sé e non ha bisogno dell'aiuto d'un aggettivo o d'un avverbio». 3 Mallarmé, ripreso da G. Genette, Mimologiques - Voyage en Cratylie, Seuil, Paris 1976. Si legga tutto l'acuto capitolo Au défaut des langues. 4 Nel Meriggio di Parini, il buon nocchiero che invano invocò la tempesta, giacque, / affamato assetato estenuato, / dal venenoso AERE stagnante oppresso 123-5; e poco dopo, con più «pascoliana» accortezza: Allor gli antri domestici le selve / l'onde le rupi ALTO ULULAR s'udiéno / di femminlli stridi 175-7. È con AR di «ardere» che Petrarca ci viene incontro: TRem' AL più cALdo, ARd' AL più freddo cielo CLXXXII 5, che farà grande impressione a molti. C'è anche, non più in 5• ma sempre significativamente in 4 ° : L'una piAgA ARde; et versa foco et fiAmmA; / lAgrime l'ALtra CCXLI 9-10. 5 Beccaria G.L., L'autonomia del significante, Einaudi, Torino 1975, p. 138. 6 Mallarmé, ripreso da Genette, op. cit., p. 278. 7 Op. cit., p. 219. 8 Serra R., Giovanni Pascoli [1905-10], in Scritti, a cura di G. De Robertis e A. Grilli, I, Firenze 1958, 1-47. 145
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