Il piccolo Hans - anno X - n. 40 - ottobre-dicembre 1983
frange diffrattive, raggiunga in questa zona bilabiale di massima nasalizzazione la massima diffusione sonora e luminosa. Codesta concentrazione tensione di /ml mi ri porta Purg. XXI 97ss (di cui si è nutrito Zanzotto nel sonetto dell'agopuntura), dove Dante parla del nutrimento vitale offertogli dall'Eneide: de l'Eneida dico, la qual MAM MA / fuMMi, e fuMMI nutrice, poetando[...]. Nella quar tina pascoliana è come amnioticamente legata alla memo ria inquietissima del parto. «Rombare», come «ronzare», è detto per lo più degli insetti, specie delle api; il gerundio, ROMBANDO, lavora con IMMENSA prima che con VENTO. Se la cicala di Montale vibra intermittente (L'ombra della magnolia..., nella Bufe�a), questi fili di metallo squillano a quando a quando, volentieri usato da Pascoli per più d'una risorsa espressiva, ma specialmente per la ripetizione del gruppo ND, che sonorizza NT di mente, lontano, fuggente, lamento: vento. Non indugerò sulla parte davvero impressionante del gruppo apico-dentale (specie in arsi) nella poesia (non solo) di Pascoli. Ho detto nel cominciare «eterno» questo nesso perché mi tornava a mente quel che ne scrive Ja kobson nel suo libro forse più recente, La charpente pho nique du langage. Senza dubbio capitale è l'interazione di nesso denso e sonoro in questi versi de La servetta di monte: La ragazza guarda, e non seNTe più il campano che a quaNDo a quaNDo. Glielo vela forse il torreNTe che a' suoi piedi cade scrisciaNDo; se forse non gl1elo nascoNDe la brezza che scuote le froNDe; dopo di che sentite come varia dall'interno all'esterno l'«attacco» atono: 141
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