Il piccolo Hans - anno X - n. 40 - ottobre-dicembre 1983

che vince la scorza, a quella forza giovanile che commosse il De Sanctis. Qual di gemiti e d'ululi rombando / cresce e dilegua femminil lamento? Molte domande si levano nella poesia pascoliana, e non tutte si sottraggono, come questa, alla ridondanza. Domande provocate da rumori che il poeta traduce in cifre interne, non di rado con un crescendo, non necessariamente d'ansia, che può misurarsi nella let­ tera. Nell'Eneide (IX 477ss) la madre di Eurialo (già que­ sto nome è un lamento) Evolat Infellx et FEMINEO ULU­ LATU, / scissa comam, muros amens atque agmina cUrsU / prima pet/t, non ILLA virUm, non ILLA perieli / telo­ rUmque memor [...]. Il virgiliano «rallentato con dolore» femineo ululatu non è che continui male nei versi di Pa­ scoli, governati da mutevole tensione, lamento per /i/ e trasalimento di sdruccioli (gemiti e ululi tengon dietro a digradano e ordine, nessun altro verso ha due sdruccioli), dove QUAL è ripercosso anzitutto da rombAndo e, con inversione, da LAmento. Quanto significativo !'«intervallo» (Valéry) tra . fremito e fremito liquido,:-- IL LA-, s'è detto. Ora, dietro a Virgilio, non sembra ardito riconoscere in questo, disgiunto, e nel triplice ILLA (tranqu/LLA-, br/LLA, squ/LLAno) il trafiggente pronome designante la madre morta. Ma, come indica Agosti, Qual soprattutto rimbalza su METALLO (e quindi su A quAndO A quAndO) che dà consistenza timbrica a gEMiTi (nel Transito: Come arpe qua e là Tocche, il meTaLLO / di quella voce TinTinna); indi, attraverso sQUILLAno, sulla preposizione AL. Metallo rimescola lamento, la cui sillaba tonica, MEN, già presente in MENte 2 (con /t/), si ritrova con /ml dop­ pia in iMMENsa, dov'è palindromo di fEMM/nil, che a sua volta raddoppia /ml del gruppo EMI di gemito. Non può non colpire una tale coerenza di insiemi fonematici, specie dove /m/ è geminata ed agglutinata a /i/: si direbbe che Pascoli, creando per «centri vibratori» (Mallarmé) o 140

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