Il piccolo Hans - anno X - n. 40 - ottobre-dicembre 1983

insofferenza sono piuttosto frequenti ma, in definitiva, stimolanti. La difficoltà obiettiva di una convivenza coatta per più di tre giorni i:i;i attività praticamente continuata ci ha consigliato di prevedere sei omicidi rituali, dedicati evidentemente a ognuno di noi, che verrà in qualche modo sbranato dai collaboratori/conviventi. «La scena è costituita da un . a grande stanza, ci sono letti, illuminazione domestica, sveglie sonore, una cucina, un tavolo, un frigorifero, centrifughe e frullatori, un ar­ madio, vestiti sparsi dovunque, un pianoforte, un set per­ cussino, registratori, sintetizzatori, microfoni e strumenti musicali d'invenzione oltre, ovviamente, a quelli tradizio­ nali: sassofoni, clarinetti, violoncello, trombone, tuba, vio­ lino.» L'esistenziale quindi si mescola al musicale, all'imma­ ginario, alla creazione visiva e spesso prende il sopravven­ to. Lo spettacolo (ma non so più come definirlo) si aprirà con una presentazione personale di ciascuno, che esporrà una autobiografia immaginaria. Quello che è veramente o quello che si dovrebbe o vorrebbe essere. Poi, si andrà avanti seguendo un programma di mas­ sima che suddivide il tempo in periodi con diverse carat­ terizzazioni. Ci saranno momenti di gran collettivo, di «gran privato», in cui ognuno gestirà un proprio spazio, personale e (forse) introspettivo: Nell'ora della «leader­ ship» ognuno dei partecipanti a turno potrà organizzare come meglio crede l'attività di tutti e imporre qualsiasi cosa ai compagni di sventura; una specie di «passatella», insomma. Non a caso ad ogni «leadership» segue la rituale «sezione omicidi». «Nel tessuto sonoro sono immersi tre giorni di vita idealmente barricata di eccezionalità fisica, di protesta delirante non già verso qualcosa ma fine a se stessa, come un tentativo anonimo di attrarre l'attenzione su di sé (sa­ rebbe uguale salire. sul pennone di un grattacielo o bar­ ricarsi dentro una banca con gli ostaggi solo per farsi 118