Il piccolo Hans - anno X - n. 40 - ottobre-dicembre 1983

ziozero, è stato poi accantonato per motivi come sempre imperscrutabili (economici, ideologici?), ma l'idea è rima­ sta latente, e ogni tanto veniva proposta, con risultati analoghi. Nel frattempo la dimensione del progetto mai realiz­ zato si espandeva fino a raggiungere la durata di ottanta ore. Ho l'impressione che questo numero sia uscito come una boutade di Antonello Neri, ma non per questo è meno significativo, tutt'altro. Il riferimento a Jules Veme è d'ob­ bligo e non solo per la cifra. Quello che Phileas Fogg e il fido Passepartout incontrano · e passano nel giro del mondo è un po' quello che noi dobbiamo spremere dalla nostra energia e dalla nostra memoria in un ambiente chiuso. Qualche mese fa Luigi Cinque ha messo per iscrit­ to una descrizione/supporto ideologico di «OTTANTA O­ RE», come ormai si chiama ufficialmente il progetto. Le citazioni che seguiranno via via vengono proprio da que­ ste cartelle di programma. La proposta di «80 ORE» al Carnevale di Venezia 1983 è stata accettata con entusiasmo, portata avanti e affon­ data all'ultimo momento per le solite vaghe e iperuranie ragioni, come in precedenza. Ora, finalmente, stiamo concretizzando per il Festival di Montreal, e siamo in piena quantificazione e dettaglio dello spettacolo. I partecipanti, trovati immediatamente nella area di polivalenza in cui ci muoviamo, sono, oltre al sottoscritto, Luigi Cinque, Antonello Neri, Eugenio Co­ lombo, Massimo Coen per la musica e Lorenzo Taiuti per la scenografia e immagini. Penso che realizzare un concerto/spettacolo/suicidio di ottanta ore sembrerà uno scherzo, dopo le riunioni di brain-storming necessarie a coordinare il lavoro, e dopo la preparazione individuale dei materiali. La prima con­ siderazione che salta all'occhio è sul diverso grado di resistenza a una riunione a sei, soprattutto quando non si ha ancora un piano orario ben definito. Divagazioni e 117

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