Il piccolo Hans - anno X - n. 40 - ottobre-dicembre 1983
conseguenze»; quando il ragazzo si ammala durante il viaggio non è l'impossibilità dei compagni a portarlo al di là dei monti o a rimanere o a ritornare, a decidere la sua morte, ma di nuovo «l'antica usanza» che vuole così. Ma siamo questa volta nel Der Neinsager: ora, il ragazzo può dire di no. (v. f .g. ) Diario di lavoro di Giancarlo Schiaffini Ottanta ore Non saprei dire con esattezza a chi di noi sia venuto in mente per la prima volta un progetto così eccessivo. La maratona e il no-stop sono nell'aria già da qualche anno, anche nell'ambito degli spettacoli «normali». Basta pensare al Wagnerismo strisciante di certa musica, al Te vival dell'opera lirica. E non bisogna trascurare la ricon quista degli spazi aperti per le feste e manifestazioni po polari (più o meno effimere) che coniugano vasti spazi e lunghe durate. Si parlava di un progetto simile due o tre anni fa con Antonello Neri e Luigi Cinque. Allora ci eravamo concentrati sulla dimensione di un concerto della durata di ventiquattro ore. Naturalmente, per cinque persone sempre presenti e attive nell'arco di una intera giornata si presentano problemi anche fisiologici, come mangiare, dormire eccetera. L'idea portante di questo progetto è quella di considerare tutto quello che avviene in questo scorcio di vita di 24 ore come un elemento spettacolare. Quindi si dorme, se ci si riesce, dietro simbolici paraventi, si cucina in pubblico, magari facendo partecipare ai pasti, in qualche misura, i convenuti e così via. Questo progetto, accettato in un primo tempo da Spa- 116
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