Il piccolo Hans - anno X - n. 40 - ottobre-dicembre 1983

alla sua dimensione scritta non è altro che èenere, sem­ plice resto di una consumazidne». Nella lettera a Peter Watson del luglio 1946 ritorna, in un movimento ricapitolativo della sua opera, sull'ipo­ tesi del libro perduto. «Lei dice che il pubblico inglese non mi conosce. E in effetti dove avrebbe raccattato "La corrispondenza con Jacques Rivière", "L'Ombelico dei lim­ bi", "Il Pesa-Nervi", "L'arte e la morte", "Il monaco" di Lewis, "Eliogabalo o l'anarchico incoronato", "Le nuove rivelazioni dell'essere", "Il teatro e il suo doppio", "Il viag­ gio al paese dei Tarahumaras", "Le lettere da Rodez", e infine e soprattutto "Letura d'Eprahi", scritto nel 1935, dove avevo messo il meglio di me stesso, e che è andato perso, e non ho mai più potuto ritrovare per quanto ma­ gnificamente stampato, con caratteri ripresi dagli antichi incunaboli, no, con caratteri i cui vecchissimi incunaboli non furono che una imitazione un calco doppio una trasposizione castrata dalla sua stessa testa e, chiedo scusa se uso parole bizzarre, e un po' pedanti, ma direi una trasposizione.» (XII, 234) Infine, nel marzo 1947, nel post-scriptum alla «tradu­ zione» di un capitolo di Through the Looking-Glass del quale dichiara che si tratta di «un'impresa antigramma­ ticale a proposito di Lewis Carroll e contro di lui», Artaud scrive: «Ho avuto l'impressione, leggendo il poemetto di Le­ wis Carroll sui pesci, l'essere, l'obbedienza, il principe del mare, e dio rivelazione di una verità accecante, questo sentimento, che quel poemetto sono io che l'avevo pensato e scritto, in altri secoli, e che ritrovavo la mia propria opera nelle mani di Lewis Carroll. [...] D'altronde questo poemetto lo si potrà confrontare con 111

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