Il piccolo Hans - anno X - n. 40 - ottobre-dicembre 1983

attacchi d'isteria, la loro tendenza a «formare serie che non finiscono». Singolarmente, e non è l'unica antinomia, nell'isteria la «mobilità» si accompagna alla «ripetizione» e la niti­ dezza del quadro risalta-da catene proteiformi. Sulla mobilità della «passio hysterica» sono concordi gli antichi e il variare dei fenomeni accentua le rifrazioni della medicina delle «specie» tra '600 e '700: l'isteria tra­ scorre nelle nomenclatùre senza restarvi impigliata «u­ num nomen... varia tamen et innumera accidentia sub se compreh _ endit», «morbus simplex, sed morborum ilia­ da», «morbus ille, aut potius morborum cohors». E già l'isteria appare quale riferimento della classe sfuggente delle nevrosi «affezioni del sistema nervoso che non sono accompagnate da febbre, né imputabili a lesioni localiz­ zate» 10• Estranea alla tassonomia delle febbri e inafferrabile per le ricerche anatomiche, l'isteria diviene, una volta con­ finata ai margini della scienza la malia di Mesmer 11, un interrogativo costante nella fondazione della clinica del _primo '800. Ripercorrere in particolare le letture della clinica francese, significa non solo decifrare l'intuizione di Charcot, ma comprendere altresì la funzione che l'iste­ ria assume all'interno del pensiero medico e psicopatolo­ gico sino alla sua crisi e alla nascita della psicoanalisi. La figura dell'isteria si rivela con fatica. Nelle ricerche di Louyer-Villermary, ampliate dal 1802 al 1816, le sue manifestazioni rientrano in un campo vasto e polimorfo di attenzione «somatica» e confluiscono con l'antica tra­ dizione dell'«ipocondria» 12• Solo il tentativo di Dubois d'Amiens, 1833, di seguire una «storia filosofica dell'ipo­ condria e dell'isteria» contribuisce ad una rigorosa (e dif­ ferenziale) osservazione dei fatti 1 3 • E concorde è la preoc­ cupazione «fisiologica» di Georget, 1821 e 1826, nell'ana­ lizzare i confini tra isteria ed epilessia, anche se nessun 11

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