Il piccolo Hans - anno X - n. 40 - ottobre-dicembre 1983

l'esattezza del metodo. Le sue parole, pronunciate dinanzi a una paziente portata su una barella 7 , tracciano, meglio delle definizioni teoriche, l'iter di un percorso: «In questo reparto sono succeduto a Delasiauve, che lo dirigeva con competenza s; quindici o vent'anni or sono, e sin dai primi momenti sono stato testimone di questi attacchi di 'iste­ ria epilettica'. Procedevo con la più grande circospezione nelle mie diagnosi, e mi chiedevo 'come mai queste cose non si trovano nei libri? e come si possono descrivere dal vero?'. Non vedevo che confusione e l'impotenza mi irritava; ma un giorno, per una sorta di intuizione, mi son detto 'eppure è sempre la stessa cosa', e ho concluso che si trattava di una malattia particolare, la grande iste­ ria...». Distinta la figura dall'incerto fondale del «vivaio neu­ rogeno», Charcot ne traccia i contorni: «Pare che l'istero­ epilessia esista solo in Francia, e addirittura, come alcune volte si è detto, solo alla Salpetrière, quasi io avessi il potere di crearla con la mia volontà. Sarebbe prodigioso se stabilissi delle malattie secondo il capriccio e la fan­ tasia. In verità sono semplicemente un fotografo; affermo quel che vedo ed è troppo facile per me mostrare che non solo alla Salpetrière accadono simili cose...». Con attenzione lenticolare si disegnano le figure della malattia, le si incidono in quadri, se ne seguono le varia­ zioni sottili, ricostruendo le sequenze di ogni posa, di ogni gesto: «Ecco profilarsi un malato di cui la matita, il pennello e la fotografia colgono ogrii atteggiamento, ogni sfumatura della fisionomia, coadiuvando così la pen­ na che non può descrivere tutto negli effetti esterni di questa strana e crudele affezione» 9 • Le annotazioni, nar­ rative e visive, di Charcot e della scuola, come le esemplari di Bourneville e Regnarci riguardanti Geneviève, Augusti­ ne, Alphonsine, e tutti gli altri fini resoconti clinici degli «annales médicales» definiscono le caratteristiche degli 10

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