Il piccolo Hans - anno X - n. 38 - aprile-giugno 1983
altrettanto sicuro che . questo faccia al caso dei pazzi, quali il più delle volte hanno orrore di questa premura. Per conto mio, sono piuttosto portato a pensare che il Re, accompagnandosi a un pazzo, cercasse soprattutto di evitare che _ ci si potesse sbagliare: siccome il pazzo sta da una parte, ci si accorge per contrasto che il Re è saggio! Per lo stesso motivo c'erano dei nani alla Corte di Spagna: questo permetteva di dar corpo immediata mente ad un Grande di Spagna. Ciò che mi è servito da guida in questo lavoro è la questione del rapporto di follia e potere, il fatto cioè di continuare a pormi questa domanda che mi sembra un abisso senza fondo: Che follia è quella che ci spinge ad obbedire al potere? Certamente me la pongo in termini psicoanalitici, interrogando questa formazione come fun zione del Super-io; ma soprattutto ritengo che lo psicoa nalista non possa rimanere indifferente a quella che La Boetie chiama La servitù volontaria, della quale guardia mo più spesso l'altra faccia, quella che si chiama: passione del potere. L'aspetto più importante dell'apporto psicoanalitico. consiste nel permetterci di uscire dalla psicologia, con tutta quella sistematizzazione individualistica, personali stica e normativa che essa implica inevitabilmente. Il testo di Freud Psicologia delle masse e analisi dell'Io permette di affrontare questo problema così importante dell'identificazione fra i membri d'una stessa comunità - quell'identificazione, quel legame amoroso che è possi bile solo attraverso un'identificazione comune a un capo, e che costituisce perciò una identificazione ideale per l'Io di ciascuno. È in questa direzione, mi sembra, che possiamo tentare un approccio più fecondo alla follia: non col dire che il pazzo è più o meno come ciascuno di noi, ma facendo vedere che noi funzioniamo di buon grado come il paz zo - cioè nelle alienazioni dell'immaginario, vale a dire 10
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=