Il piccolo Hans - anno X - n. 38 - aprile-giugno 1983

volta che questo avviene, è del proprio che si parla, e, nel vuoto, è un sintomo che appare» «E chi diventa psicoanalista?» «Chi lo sta per davvero diventando ne è terrorizzato e fa carte false per rimanda,re la cosa. Niente è così difficile da tener fermo come il posto dello psicoanalista» «E le ciliege nel panierino?» «Quel sogno mi richiama il caso di uno psicotico di cui parlerò in un prossimo numero. Siamo rimasti, con il Mistero di Mister Meister, lì, tra perversione e psicosi, e ora, con Luigi II, non sappiamo se siamo in Francia o in Baviera, se si parla di un re o di Lacan, forse perché, per.parlarne, Clavreul «esce di stanza», e così, se all'inizio si dice che «un pazzo bisogna chiamarlo pazzo», ciò di cui si finisce a parlare è la sua saggezza èli re» «Ma non è lo psichiatra che si avvia con Luigi II nella passeggiata mattutina?» «Sì, e forse è quello il vero teatro a due, è lì che si realizza ciò che tra Luigi e l'attore era solo vagheggiato. Chi si pone, perché così è stato educato ad essere, come "partner nel reale" dello psicotico è lo psichiatra. L'altro partner, quello con cui si costituisce la follia a due, è ancora l'immaginario, e funziona come la busta in cui rifugiarsi, finché la _ carta della busta tiene» «Ma il partner nel reale?» «Lo vedremo, che cosa vuol dire, e vedremo come il finto richiamo alla realtà dello psichiatra funziona proprio come il desiderio che il falso psicoanalista ama sbandie- 6

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