Il piccolo Hans - anno X - n. 38 - aprile-giugno 1983

trario, visto che ha sempre dato la caccia all'illusione, per esempio battendo il terreno della finzione teatrale per farla avvicinare ali'esatta realtà, o per esempio co­ struendo castelli che erano scenografie teatrali di grandez­ za naturale per un dramma che non avrebbe mai dovuto essere né scritto né interpretato - e soprattutto, forse, tentando di conferire una nuova funzione al suo ruolo monarchico. Non dipendeva da lui il fatto che questa funzione stes­ se cadendo in desuetudin,e. Montezuma studiava i segni che gli Dei gli inviavano per trovare la risposta da dare all'arrivo degli Spagnoli: non gli veniva in mente di chie­ dersi chi era, quella gente, e che cosa voleva da lui. Luigi II, in fondo, non si comportava diversamente. Non si in­ teressava all'altro; tutt'al più possiamo dire che ha incon­ trato l'altro una sola - volta, nella persona di Wagner, ma non è esatto. È Dio che ha incontrato in Wagner. Soppor­ tava che il suo Dio avesse delle debolezze per Cosima, così come lui ne ayeva per il proprio cocchiere. Non ac­ cettò che la relazione di Wagner diventasse ufficiale, non per timore dell'opinione pubblica, che aveva affrontato parecchie volte, ma perché le faccende della sessualità non potevano in alcun modo avere una funzione signifi­ cante nel suo universo. Lacan dice che lo psicotico ci parla del reale perché l'immaginario non è il suo forte. Non c'è gran soddisfa­ zione nel fare una descrizione avente come asse un deficit, in questo caso l'immaginario. Tuttavia la cosa assume maggiore interesse se ci si accorge che l'immaginario è l'altro, cioè noi stessi; è per questo che non .. dobbiamo considerare negativo il fatto che l'altro eluda il commento: così fa lavorare il nostro immaginario. Non è il pazzo che va e viene fra / ( a) e M nel grafo di Lacan, ma noi, mossi dal suo discorso - abbastanza forte da darci per un momento l'illusione che sia il fantasma di lui ad oc­ cupare il proscenio. 34

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