Il piccolo Hans - anno X - n. 38 - aprile-giugno 1983

ma. Oppure si potrebbe non accettare per buona la spie­ gazione del capo cuoco, parte in causa col suo amor pro­ prio. Ma quale allora? Forse semplicemente questa: il grand'uomo non sapeva mangiare (vivere), il grande scrit­ tore non sapeva scrivere. L'amore e la consacrazione che gli sono state decretate a posteriori sono forse una riscrit­ tura di Roussel, riscrittura eh� nella lettera gli attribuisce qualità inesistenti e nei fatti però (le biografie, i saggi, le messe in scena, i film) lo risarcisce arbitrarjamente di una complessità e di motivi . di cui Roussel si presta a essere buon greggio. Non si dice che l'aspetto visivo o addirittura gli spunti narrativi delle opere di Roussel non suggeriscano visioni di scena o di film, ma proprio queste due opere teatrali, pensate per la scena e affidate ad attori, sono la negazione di qualsiasi teatralità. Una negazione che non possiede alcun valore, che nessuna posteriorità potrà riscattare: semplicemente perché in scena non succede niente, non esistono personaggi, non c'è azione, solo una sfilza di aneddoti attribuiti senza gran criterio ad A o a B. In La stella in fronte si tratta di collezionismo e d'amore: si racconta di una messe d'oggetti inseguiti e raccolti da ricchi signori parigini, feticci che residuano perlopiù da vecchie e spesso tragiche storie d'amore, cercati con la fredda tenacia e il metodo di uno Sherlock Holmes. Ecco, una microstoria aristocratica e disordinata, fine a se stes­ sa, che termina con la scoperta del libro sui Predestinati, coloro che hanno la stella in fronte. Lo straordinario è la sintesi di sapere che rappresentano questi oggetti: de­ positari di segreti storici che ribaltano le prospettive note ai comuni mortali, oppure di conoscenze tecniche inedite o anticipatrici. E sempre questi oggetti sono la quintes­ senza di passioni che hanno consumato i loro autori. Leg­ gere per credere. In Polvere di soli c'è invero una tra­ ma da feuilleton salgariano, una specie di caccia al te­ soro . rappresentato da una favolosa eredità. Qui persino 202

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