Il piccolo Hans - anno X - n. 38 - aprile-giugno 1983
RAYMOND ROUSSEL Teatro Introduzione e traduzione di Brunella Schisa Torino, Einaudi, 1982 Un silenzio assoluto regnava nella casa del ricco gen tiluomo Raymond Roussel. Tre autisti, tre giardinieri, un maggiordomo, un cameriere e due suoi assistenti, una addetta alla biancheria, una governante, un cuoco e due aiutanti. Il signore consumava un solo pasto, dalle 12,30 alle 17,30, di circa venticinque portate, dopodiché i cuochi intravedevano da una griglia i suoi talloni mentre usciva per salire sulla Rolls Royce (una delle tre, le altre due erano impegnate in un quotidiano va e vieni con le sue proprietà per rifornirlo di frutta fresca) che lo portava verso i suoi impegni, qualche volta a teatro. La sua prima opera per la scena, un adattamento di Impressioni d'Afri ca, aveva conosciuto il successo. Un caso, ovvero il con corso di circostanze incontrollabili. In seguito aveva fatto fiasco l'adattamento di Locus solus, mentre i due testi appositamente scritti per essere rappresentati conobbero unanimi stroncature e il disinteresse del pubblico. Così che il signore usciva, a volte, per recarsi a teatro o sedersi in una sala vuota di cui aveva comprato tutti i biglietti, e assisteva alla rappresentazione di La stella in fronte (1924) o Polvere di soli (1926): diventava l'unico consuma tore di un avvenimento complesso a cui avevano lavorato tante persone. Il silenzio e la solitudine caratterizzavano anche il con sumo dei suoi famosi pranzi. Spiegazione del capo cuoco: «Monsieur ne juge personne digne de partager la cuisine que nous préparons pour lui». Potrebbe la stessa consi derazione valere per il suo teatro? Se qualcuno dovesse obiettare che il teatro si fa per gli altri, potremmo ricor dare che la stessa cosa vale per la grande cucina e che il personaggio in questione, invece, contraddiceva la nor- 201
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