Il piccolo Hans - anno X - n. 38 - aprile-giugno 1983

così come si capisce l'interesse per figure diverse come Artaud e Barthes. Nel riferimento, a volte esplicito a volte solo allusivo, ad una «fotografia dell'autore», l'opera viene decostruita fino ad essere portata a coincidere, col giusto grado d'arbitrio, con tale immagine: letteralmente una, o più, fotografie, come quelle che riprendono Benjamin in diversi momenti della sua vita, e sulle quali la Sontag esercita uno sguardo assai penetrante; o, metaforicamen­ te, una foto ricostruita, una specie di identikit originario e perduto: vedi il caso di Barthes, del quale si dice che «tutta la sua opera è stata un immenso e complesso lavoro di autodescrizione». Il saggio si trasforma così nella mi­ nuziosa descrizione di quell'autoritratto, che in realtà è preciso intento del saggio stesso costruire. Per il lettore, l'immaginario ritratto fotografico diventa il vero referente interiore della lettura: egli sembra fruire di un'immagine il cui «noema», come ha scritto Barthes, dovrebbe essere che «qualcuno ha visto il referente in carne e ossa, o anche in persona» (La camera chiara). Il tratto ineliminabilmente melanconico dell'immagine, e so­ prattutto di quella fotografica, è che essa evidenzia come una caduta della visione . interiore, un suo rapprendersi e sdoppiarsi in materia: fosse pure quella materia, come è nella fotografia, la luce. La stessa Sontag nota che la fotografia «ristabilisce il più primitivo dei rapporti - l'i­ dentità parziale tra immagine e oggetto» (Sulla fotografia), mediando questo passaggio attraverso un processo ottico­ chimico, automatico e meccanico: e non le è possibile non sentire nel ristabilirsi di questa sia pur parziale iden­ tità il peso - o forse il fascino - di una caduta, di una letteralizzazione. La caduta o letteralizzazione dell'opera, attuata col passaggio implicito attravero l'immagine foto­ grafica, la sua riduzione a fisionomia d'autore, le ottiene l'effetto di legare il lettore a soggetti che, come soggetti fotografici, gli appaiono pura referenza; «oggetti melanco­ nici», in realtà, rispetto ai quali egli ha una sola ma suf- 195

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