Il piccolo Hans - anno X - n. 38 - aprile-giugno 1983

ebbero l'effetto di obnubilare la vera essenza dell'arte, inaugurando quella che Praz chiama una «moda tragica», e che tanti suoi un po' ottusi estimatori bolleranno col termine di «kitsch». Praz attribuiva questa tendenza a un imprecisato «orrore del vuoto», credo invece che un rinnovato interesse per tali tematiche tragga origine dal­ l'intendere come in esse si trattasse, e affiorasse, una nuo­ va concezione della dimensione simbolica. Quel che anzitutto colpisce nella teorizzazione di Rus­ kin è il suo marcato eclettismo, da cui consegue anche una certa incoerenza; esteta e moralista, studioso di eco­ nomia e di teologia, critico d'arte e architetto egli stesso, Ruskin è assolutamente irriconducibile ai grandi movi­ menti culturali del suo tempo, illuminismo e romantici­ smo; a render conto della sua estrema singolarità di pen­ satore può valere il fatto di esser stato il grande ispiratore di figure tanto diverse ed esse stesse singolari, quali quelle di John Maynard Keynes, Ezra Pound, e Marcel Proust. Punto di partenza del discorso estetico di Ruskin non è mai un singola opera ma un intero ambiente, e il suo «spirito» in quanto punto d'incontro fra uomo e - na t u r a. Di qui l'analisi della città in quanto opera d'arte (Le pietre di Venezia, Mattinate fiorentine); ne risulta che il compito estetico dell'architettura non riguarda più il singolo edi­ ficio od . opera pubblica, ma l'intero assetto territoriale e urbanistico. Sorgono così, sulla scia della lotta al laissez­ faire avviata da Carlyle, le idee di piano e di programma­ zione applicate all'architettura, «compendio di tutte le ar­ ti», quanto costituirà il nucleo teorico da cui muove Key- _ nes nel Novecento, osservando però che a differenza di Keynes Ruskin non assegna tale funzione allo Stato, bensì a1la ritrovata comunità di intenti propria della società medievale, della cui temperie spirituale e dei cui modi di produzione è per l'appunto massima espressione il Go­ tico. Il primo movente del rilancio del Gotico è quindi di ordine etico-sociale. L'estrema «libertà» di cui il Gotico 174

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