Il piccolo Hans - anno X - n. 38 - aprile-giugno 1983
un candelabro o un mazzo di fiori abilmente disposti. Venivano rapidamente congedati. L'immensa sala del trono, prevista per l'incoronazione, non fu mai utilizzata. La camera, soprattutto! Luigi II l'aveva voluta più grande di · quella di Massimiliano, suo padre, ma essa non accolse mai una Regina. Difatti Luigi II si rifiutò di adempiere a quello che Marx definiva (con humour, ma giustamente) il solo atto costituzionale del sistema monarchico: chiavare la Regina al fine di dare un Re al paese. Siete padroni di decidere se il re restò vergine per inibizione o perché si rifiutava di compiere il suo dovere di Stato. In un altro castelllo, quello di Herrenschimsee, av�va fatto costruire una galleria di specchi che aveva voluto fosse più grande di quella di Versailles, suo modello; tuttavia non vi si tenne mai nessuna festa. Luigi II non poteva vedervi altro riflesso che non fosse di questo stesso Io che si dileguava negli splendori di un teatro dove non c'era posto per nessun'altra attore al di fuori di lui, e soprattutto per nessun altro spettatore. A Monaco storcevano moltissimo il naso per quella che consideravano una fantasia dispendiosa, e J. Bainville, rigorosamente monarchico e sciovinista, non è lungi dal l'imputare le d.isgrazie di Luigi II a questa Baviera, la quale - dice - non aveva né la ricchezza né la generosità della Francia di Luigi XIV. Ma perché la famiglia Wittelsbach, nella persona del suo capo, non avrebbe dovuto avere la stessa ambizione degli Hohenzollern, · i quali, a loro volta, in modo molto puerile, imitarono Versailles? È che i castelli di Luigi II erano tutt'altra cosa: erano un tentativo sempre rinnovato e mai soddisfacente di costruire un involucro architettu rale per la sua condizione di Re, e, inoltre, per l'immagine del suo Io, che si stava disfacendo fin dentro il suo in volucro corporeo, invaso dall'obesità. La maestà regale, 18
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