Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

e di quell'unicità·ove la «manifestazione» diventa «magni- . fièenza». François dice magnifester (secondo il testo del­ l'edizione Lopgnon): Et ne la vueil magnifester Si non au royaume de France (T. 873-8 4 ) come se H toponimo illustre, facendo corpo con il · nome •· di François, costituisse, per privilegio, lo spazio bianco . della scrittura testamentaria, tanto più che questo luogo privilegiato appariva inoltre, nella tradizione letteraria, · come il luogo di epifania della presenza divina, come scrive Rutebeuf: Se Diex est nule part el monde, Il est en France, c'est sens doute (193- 194 ) 20 • Designare la bellezza di una lingua, significa commi­ surarla alla sua «francesità»: Mis languages est bons, car en France fui nez (6165) scrive Guernes de Pont-Sainte-Maxence 21 • Chiamarsi Fran­ çois significa perciò portare il «retto nome» per un'esigen­ za di purezza integrale; da qui risulta che i nomi del poeta, nero su bianco, designano, come si vede, . un'antitesi che non si può espiare 22 • La nostra lettura si propone di mostrare che i nomi di François e di Villon non solo fanno parte del corpo letterale dell'opera, ma vi assumono la funzione di una metafora che governa una lingua troncata in due voci discordanti. Da un lato una distanza,· insormontabile, le separa; ma è anche da questa distanza che sorge la parola dell'Altro, giacché il poeta non si inscrive che nella linea di separazione, tra François e Villon. François, questo nobilissimo nome, imposto dalla ma- 73

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