Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983
Pertanto il progetto fondamentale dell'escollier del Lais reca tutti i segni di una decisione di rottura trasgressiva nei confronti dell'antica tradizione della retorica cortese, per trapiantarne il segreto in un campo più fecondo di linguaggio. Fuggire questa prigionia che potrebbe signifi care la morte per sterilità poetica significherà dunque per Villon anche congedarsi da se stesso, obliarsi per radicare altrove la propria vita, e per forgiarsi, non meno, una nuova fama, sbarazzandosi anzitutto di quella antica. Giacché, se Villon intende inventare un'altra lingua, ciò avviene anche e soprattutto per rinascere da Lei, da questa matrice destinata a rigenerare l'effigie del poeta secondo il nuovo conio del «bien re-nommé François Villon» (Lais, 314). In questa luce comprenderemo meglio il messaggio programmatico dell'ottava che si conclude con le due:me tafore sopra citate: Planter me fault aultres complans Et frappe_r en ung aultre coing (31-32). In conseguenza, se la moneta della scrittura del Lais non appare di buona lega, il . sigillo dell'opera, diciamo piuttosto la sua firma, ne risulta del pari alterata. Per dirlo altrimenti, il documento del Lais, sia che venga meno alla propria firma, sia che ne rischi una falsificata, è pri vato della convalida richiesta per un «testamento». Guardiamo adesso se altre differenze tra le due serie del lascito non arrecano ulteriori elementi all'atto inau tentico del Lais. Basterà scorrerlo per rendersi conto sino à qual punto un certo numero di oggetti che Villon finge di lasciare in eredità appartiene ad un apparato del ve stiario che occorre qui riferire più precisamente alla ve stitio retorica, per esempio all'armatura medievale 11, che funziona regolarmente come un tropo · che designa in eia- scuno dei pezzi che la compongono le figure ornamentali 61
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