Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983
Che cosa vuol dire? Che cosa significa questa effrazio ne eminentemente letteraria? Sicuramente, un desiderio di far violenza ad una retorica cristallizzata, un desiderio di aprire la lingua d'Amore, rinchiusa in se stessa, lingua del sembiante della Dame sans mercy 3, la cui retorica, eredità di una lunga tradizione poetica di la fin d'Amor, aveva perduto se non la sua capacità di f ascinazione - tutt'altro - almeno la sua forza di suggestione. È questa la ragione per cui la «très amoureuse prison» rimarrà sino all'ultimo, per Villon, una camera nera 4 ove il poeta non cesserà di elaborare la sua visione nostalgica di un «al di fuori» (impossibile) con la scrittura di un esiliato d'Amore. Per convincersene, del resto, basta osservare co me Villon, interpretando allegramente tra lacrime e riso _ (je riz en pleurs, P. V. II, v. 6) il suo personaggio, di amante martire, intreccia una parola _ sempre doppia: una delle voci cita e re-cita il sogno cortese del bel sembiante che affascina, l'altra ne denunzia il mortifero inganno: Et se j'ay prins en ma faveur Ses doulx regars _ et beaux semblans De tres decevante saveur Me tresparsans jusques aux flans, Bien ils ont vers moy les piés blancs Et me faillent au grant besoing: Planter me fault aultres complans Effrapper en ung aultre coing (25-32). Non vi è dubbio che le due metafore che concludono l'ottava svelano in maniera assai netta l'intenzione di scar dinare una retorica decaduta al ruolo di stereotipo. È questo il motivo per cui, inoltre, tutta la scena delle par tenze è contemporaneamente attraversata da una serie di metafore germinali (planter, v. 31 5 ; fouir, che è omo nimo di «fuggire» e di «scavare», «seminare», v. 38 6 ; An gers, enger = «fecondare», v. 43 7 , cui il nome di Vegece, 59
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