Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983
Et puis que departir me fault Et du retour ne suys certain - Je m'en vois en pays lointain -, Si establis ce present laiz (L. VIII) . L'«altrove» del Lais non coincide perciò del tutto con !'«altrove» del Testamento, la cui scrittura è proiettata verso l'al di là. Il primo, infatti, si inscrive entro il progetto di un viaggio sollecitato dal desiderio di sfuggire alla morte, e dunque di un viaggio verso una nuova vita, at traverso il quale il poeta tende a compiere una specie di spoliazione integrale, il cui processo è costitutivo del l'atto necessario ad una ri-nascita. Si potrebbe tuttavia obbiettare che lo spettro della morte assilla già la partenza del Lais, se non altro a causa dell'incertezza del ritorno: Et du retour ne suys certain (v. 58). Ciò comporta in realtà una certa difficoltà ad accen tuare queste opposizioni, giacché, a parer nostro, le due opere, entrambe mosse da un desiderio di «prender con gedo», si fondano su due retoriche contrarie di un unico dire. Cerchiamo perciò in primo luogo di cogliere con esattezza l'intento della prima partenza. Tutto è cominciato da un desiderio di evasione, di liberazione: ma da che cosa? Villon cita uno dei luoghi comuni più tipici della poesia cortese: la prigione d'Amo re, dalla quale - dice - vuole evadere per sfuggire alla morte: 58 Me vint ung vouloir de briser La tres amoureuse prison Qui faisoit mon cueur debriser (14-16).
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