Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983
nismi che Freud propone nel suo progresso teorico, se non che enunciandosi attorno a fatti isolabili, ad astrazioni formali come si esprime confusamente, la . scerebbe sfug gire ciò che per lui_ è l'essenziale dell'esigibile in materia di psicologia: che ogni fatto psichico sia enunciabile solo preservando quel che egli chiama «l'atto dell'io» e meglio ancora la «continuità dell'io», termine che senza dubhio ha permesso al relatore di cui parlavo poco fa, che intro duce questo riferimento a Politzer, d'abbonire quel che allora poteva avere come uditorio, il che funziona sempre quando di tanto in tanto si ha a portata di mano un universitario che oltre tutto s'è mostrato un eroe, che buona occasione per esibirlo! Ma questo non basta se non se ne trae profitto per dimostrarne l'irriducibile del discorso universitario in rapporto all'analisi stessa, in que sta sorta di lotta singolare che tale libro testimonia, giac ché non può non sentire quanto di fatto la pratica ana litica sia molto vicina a quel qualcosa che egli idealmente disegna come senz'altro fuori del campo di tutto ciò che fino a quel momento è stato fatto come psicologia. Ma senza · poter far altro che ricadere su questa esigenza del l'io. Certo, non che io vi veda qualcosa d'irriducibile; il relatore in questione se ne sbarazza un po' troppo facil mente, dicendo che l'inconscio non si articola in prima persona e armandosi per questo di taluni dei miei enun ciati a proposito del fatto che il messaggio, il messaggio del soggetto, lui lo riceve dall'Altro nella sua forma in vertita. Non è certo la ragion sufficiente. Altrove ho ben detto che la verità parla «io»: io, la verità, io parlo. So lamente, quel che non viene in mente né all'autore in questione né a Politzer, è che l'io di cui si tratta può essere innumerevole, che non c'è bisogno di continuità dell'io perché esso moltiplichi i suoi atti. Ma lasciamo perdere, non è questo l'essenziale. Di fronte a quest'uso di proposizioni non manchiamo prima di lasciarci di richiamare «un bambino viene pie- 52
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