Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

dormire, che è il più grande enigma che, senza accorger­ cene, Freud avanza nel meccanismo del sogno; perché, non dimentichiamolo, egli dice « Wunsch zu schlafen». Non ha detto Schlafbedurfnis, bisogno di dormire, non è di questo che si tratta. È il Wunsch zu schlafen che de­ termina l'operazione del sogno. È curioso che egli com­ pleti tale indicazione con questo: che un sogno sveglia giusto nel momento in cui potrebbe lasciare andare la verità, di modo che non ci si sveglia che per continuare a sognare, a sognare nel reale, o per essere più esatti: nella realtà. Tutto questo colpisce, colpisce per una certa mancanza di senso, dove la verità, come il naturale, ritorna al ga­ loppo, un galoppo tale che appena essa attraversa il nostro campo è già ripartita dall'altrò lato. L'assenza di cui par­ lavo poco fa in francese ha prodotto una curiosa conta­ minazione: se prendete il «sans», il «senza», presunto ve­ nire dal latino «sine», il che è ben poco probabile perché la sua prima forma era qualcosa come «senz», ci accor­ giamo che è dall'«absentia», all'ablativo, impiegato nei testi giuridici, çhe proviene la S che termina il «sans». Senza coda né capo: questa piccola parola l'abbiamo già prodotta dall'inizio di ciò che enunciamo oggi; e allora senza, senz, e poi senso... possente! Non si traua di una potenza completamente altra dalla in-potenza di una vir­ tualità immaginaria, che non è potenza che per essere ingannevole, ma piuttosto di ciò che c'è d'essere nel senso, che non va preso per essere pieno, bensì per ciò che sfugge all'essere, come capita nel motto giustamente detto di spirito. Come ugualmente sappiamo, questo accade sempre nell'atto: all'atto, qualunque sia, è quel che gli sfugge l'importante. È proprio il punto superato nell'ana­ lisi con l'introduzione dell'atto mancato come · tale, dopo­ tutto il solo di cui noi si sappia a colpo sicuro che è sempre un atto riuscito. Qui intorno c'è tutto un gioco, gioco di litote di cui 43