Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

segmenti de L'assistente (la Cartuccera Automatica, per es., o quando Giuseppe decide di descrivere se stesso sulla pagina, di specchiarsi in essa),constatiamo che Walser non finge mai d'ignorare: ossia non svaluta mai, con capziose intenzioni, la propria persona o l'individuo che per lui agisce nel testo. Mentre è un infinito candore che pervade il suo spirito. In questo egli s'accostò al James di The Aspern Papers e di The Portrait of a Lady: lo stupore che traspare dalla scrittura dinanzi alla propria creazione. La fabula nasce dal vuoto dell'artista e contiene già in sé tutto il progetto della fine. Le ambiguità, le trasparenze, le allegorie, le affermazioni sono frutti continui d'un unico ramo: lo stupore. Così Walser visse su questa terra tale a un angelo stordito dalla bellezza e dal dolore, e l'attra­ versò come per caso... Nei suoi libri io confesso di non esser mai riuscito a capire quali idee egli avesse del mondo, quali ideologie possedesse per capirlo e limitarlo; quale certezza fosse contenuta nella sua morale, animandola. Credo che come ogni creatore fosse perfettamente vuota la sua mente, per­ ciò essa recepì le forme della natura e del sentimento senza pregiudicarne mai la purezza coi grossolani e quan­ to dannosi filtri-preconcetti che tanto danno - recarono e recano alla creatività prosastica. Egli è il giovane Tanner, per il quale stanza o ufficio sono sempre sordidi luoghi d'ostruzione alla vita della bellezza e sulle melodie del mondo esterno egli deciderà di vagare, solo ,. sotto cieli inquietanti o calmi, dormendo sulle rigorose erbe dei campi, annidandosi nei docili an­ fratti, lasciandosi dietro e lontano il meschino e misura­ bile (leggi geometrico) destino di cui l'uomo d'Occidente è spesso schiavo. Ogni suo libro, ogni sua immagine respira questa me­ ravigliosa libertà, che nel caso cir�oscritto d'una scrittura 176

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